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Interviste

Occupazione e veganismo sono incompatibili

Fonte: https://mutb.org/pages/zirkular04-baladi-engl/

Il lavoro per i diritti degli animali in Palestina – un’intervista con Ahlam Tarayra

 

Come si presenta il lavoro politico per gli animali nelle condizioni del regime di occupazione israeliano in Palestina? È effettivamente possibile? Per una buona ragione, l’oppressione del popolo palestinese è un tema importante anche per la sinistra internazionalista e antimperialista. Tuttavia, non si sa molto della situazione degli animali e della lotta per i loro interessi in Palestina. Per questo motivo abbiamo parlato con Ahlam Tarayra del Baladi Palestine Animal Rescue Team, attivo in Cisgiordania. Nell’intervista che segue, l’autrice parla del salvataggio e della cura degli animali di strada in Cisgiordania e a Gaza, di cosa significhi lavorare per cause progressiste in condizioni di occupazione e del “veganwashing” della politica israeliana. Inoltre, spiega perché la lotta contro il regime di occupazione dovrebbe preoccupare il movimento per i diritti degli animali e la liberazione degli animali, come la recente offensiva militare israeliana ha dimostrato ancora una volta.

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Comunicati

Cosa c’è di sbagliato in Anonymous for the Voiceless (tutto)

Premessa 
Anonymous for the Voiceless (d’ora in poi AV) ha costituito e costituisce il primo approccio al veganismo e all’attivismo per molte persone che si avvicinano a questo mondo. Purtroppo questo ha spesso portato ad un inquinamento e ad un rallentamento della lotta antispecista.
Già anni fa erano state fatte emergere tutte le problematicità dell’associazione, ma non erano mai state raccolte in lingua italiana. Inoltre riprendere il discorso diventa una necessità perché, come vedremo più avanti, parlare di AV significa far luce sul danno che questo reca alla causa. 
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General

Volantino Chiamata Antispe

 

Pubblichiamo qui il volantino distribuito alla mobilitazione nazionale Giù le mani dai santuari del 7 ottobre 2023:

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La violenza vissuta a Sairano lo scorso 20 settembre non è stata gratuita o casuale, ma ha soddisfatto precise esigenze politiche ed economiche.

Con oltre 2.700 allevamenti e 4,1 milioni di maiali, la Lombardia da sola rappresenta la metà della “filiera suinicola italiana”, come viene comunemente chiamata. Per questo motivo, la presenza di Peste Suina Africana (PSA) all’interno del rifugio Cuori Liberi rappresentava una minaccia per il profitto derivante dall’intero settore zootecnico. Non dimentichiamo, inoltre, che gli allevamenti nel raggio di 10km dal primo focolaio nato nella zona di Sairano, in cui sono stati uccisi 34.000 maiali con l’obiettivo di fermare la diffusione del virus, hanno ottenuto un rimborso statale che raggiunge il 100% del danno stimato, secondo i dati ministeriali.
Parliamo di una filiera made in italy da oltre 10 miliardi di euro, 40mila posti di lavoro e 2 miliardi di export.